Edizioni Junior
Bergamo
2004
Tra la primavera del 1982 e il febbraio del 1983, Raffaele Crovi affronta un’adattamento per la scena dell’Orlando furioso di Ariosto per conto del Teatro del Buratto. Ne nasce Quello Stolfo da Ferrara, che qui pubblichiamo insieme alla sua versione per ragazzi, Il viaggio di Astolfo di Ariosto, e al suo copione di scena, per dar conto al lettore del processo che intercorre dalla scrittura al palcoscenico. Crovi sottopone il poema ariostesco ad affettuosa ma libera rielaborazione, erige Astolfo a personaggio-simbolo e protagonista (in questo recependo le indicazioni di alcuni celebri lettori dell’Orlando), racchiude l’intero allestimento in una cornice metateatrale, come se si trattasse delle prove di un gruppo di contadini per il “maggio”. Come mette in luce Pier Giorgio Nosari nel saggio introduttivo, lo spettacolo, diretto da Velia Mantegazza, realizzò al tempo stesso un recupero della memoria contadina e una consapevole revisione della cultura scenica del 900, unendo intorno alla scena un gruppo di autori e collaboratori di straordinario valore. Lo Stolfo, in cui la cultura alta è rivisitata con arguzia salace di tono bertoldesco, diventa così un punto di riferimento non solo del teatro di figura contemporaneo, con il suo raffinato intreccio di pupazzi e attori, ma del teatro tout court. Il viaggio di Astolfo rappresenta uno snodo cruciale per il teatro di figura contemporaneo, capace di raccogliere influssi e rilanciare la propria influenza ben oltre i limiti del genere. Vi collaborarono, in un’alleanza di intelligenze rara intorno alla scena, Raffaele Crovi, Velia e Tinin Mantegazza, Franco Battiato e Giusto Pio per le musiche e un gruppo di ottimi animatori e attori guidati da Jolanda Cappi e Franco Spadavecchia.