Schwarz
Milano
1956
Una poesia molto lucida, quasi trasparente, quella di Crovi, sostenuta dai discorsi in cui si impegna, ma nient’affatto pronta a sottrarsi al richiamo della musica che in quei discorsi si insinua. Il titolo, alla raccolta, deriva dalla sua prima parte; e l’aria dell’infanzia muove spesso le acque anche delle altre: il filo della biografia dell’autore sembra vi si sostenga con naturalezza. Ma ci sono momenti in cui il protagonista si riconosce già uomo, figlio e nipote (non più contadino nella sua generazione e, tuttavia, ancora dentro lo stampo del passato): ci sono momenti, soprattutto, in cui si avventura a contaminarsi con cose nuove, con sentimenti nuovi, con la realtà del sentimento. Allora Crovi prende gusto (come già han preso gli emiliani Bellintani e Roversi) anche dal raccontare e dall’improvvisa occasione di memoria che c’è nel racconto.
Andrea Schwarz